(estratto dell'intervista ad Antonio Bucci pubblicata su Juggling Magazine n.4, luglio 1999)

Ho iniziato a fare jonglage una ventina di anni fa, con le pietre, facendo il muratore. Avevo 15 anni, facevo la seconda media ed ero stato rimandato in italiano. La scuola non mi era mai piaciuta perché mi sembrava di stare in carcere. Così feci 40 giorni consecutivi di assenza dopo i quali mi mandarono dalla preside a cui trovai il coraggio di dire, perché allora l'autorità della preside incuteva timore, "Signora Preside io non voglio più andare a scuola!". Lei mi rispose: "Ma lo sai che senza la terza media non puoi fare nemmeno lo spazzino". Rimasi un po’ colpito, quasi spaventato, ma non risposi e coerentemente abbandonai la scuola e andai a fare il muratore con mio padre per due o tre anni. Quel monito mi accompagnò per alcuni anni, ma oggi so che si può fare qualcosa anche senza la terza media. Tra l'altro sono diventato anche musicista e compositore, e tutto senza alcun pezzo di carta.

Facendo il muratore con mio padre ho cominciato a giocare con tre pietre, dopo aver visto a quindici anni per la prima volta un giocoliere in televisione. Osservandolo compresi come funzionava una cascata a tre palline, così, da autodidatta, cominciai ad appassionarmi alla giocoleria. Quando ho cominciato non esistevano i materiali e gli attrezzi di oggi. Le mie prime clave erano delle bottiglie di vetro, e più in là feci realizzare delle clave di legno da un tornitore, pesantissime, con le quali cominciai direttamnete con lanci a tre giri! Le palline invece erano palline da tennis, che essendo molto leggere rendevano difficili gli esercizi. In quel periodo, 77, 78, viaggiavo, da un concerto all'altro con pochi soldi in tasca. Ma non avendo amici con cui allenarmi sentivo che mi mancava lo stimolo. Poi, a Copenaghen, ad un festival di musica, incontrai un giocoliere che faceva tre palline e mi motivai a riprendere gli allenamenti.

Al ritorno dai viaggi mi fermai al Parco Sempione di Milano, dove al tempo, nel '79, si campeggiava più o meno liberamente, e dove conobbi diverse persone poi diventate miei amici, come Salvatore Mereu. Mi allenavo ogni giorno, dormendo nel parco, con le vecchiette che mi portavano da mangiare!! Nell' 80 ho cominciato a fare i primi spettacoli in strada, e a subire le prime angherie dai vigili urbani. Quando mi trovavano in piazza mi chiedevano la licenza e mi facevano sgombrare. Sono stato addirittura processato per accattonaggio! Sul verbale era scritto "L'emarginato Bucci Antonio mendicava in luogo pubblico" ripetendo più volte la parola emarginato. Per loro a quel tempo fare spettacoli in piazza significava essere emarginati. Un abuso di potere che si risolse in un nulla di fatto perché poi  mi assolsero. Ma mi rimase forte la rabbia di essere stato processato per aver fatto uno spettacolo in piazza, mentre tante autorità ne combinano ogni giorno di tutti i colori e rimangono impuniti.  Avevo 21 anni e nonostante queste difficoltà lo spirito che mi animava era molto forte. Sentivo dentro una voce che diceva "Antonio, devi diventare giocoliere!", quasi una vocazione. Pur senza riferimenti forti, perché ero da solo, andai avanti per tre anni, allenandomi al Sempione, con qualche amico che di tanto in tanto si cimentava con tre palline per poi abbandonare da lì a poco. (...)