La Fondazione Musica per Roma e il Circo El Grito presentano la prima edizione di ECCÌ! El Grito Christmas Circus, festival inedito di spettacoli tra teatro e circo (circo contemporaneo, teatro di figura, clown, teatro fisico) nell’ambito del Natale all’Auditorium.Il progetto si pone l’obiettivo di rendere l’Auditorium Parco della Musica e il tendone del Circo El Grito luoghi simbolo del circo contemporaneo italiano, offrendo al pubblico romano una rassegna di successi internazionale
Ne approfittiamo per far salire artisti e compagnie nella macchina del tempo e riportarci ale origini del loro percorso, per poi riatterrare nel presente e sotto lo chapitaeu di El Grito allestito in via Norvegia...

  1. Racconta quel preciso momento della tua vita in cui hai capito/deciso che avresti scelto di diventare un artista e di vivere della tua arte.
  2. Perchè è importante / significativo / stimolante per te esibirti sotto uno chapiteau?
  3. Eccì!, festival di circo contemporaneo; in che misura senti che l’estetica e il linguaggio della tua arte sia collegato agli esiti artistici del circo contemporaneo?

 

Circo El Grito  (testimonianza di Giacmo Costantini)


1) Quello che faccio oggi è la conseguenza di una necessità creativa che mi accompagna fin da piccolo. La fantasia e l'immaginazione da bambino trovarono spazio nella manualità, costruivo aquiloni, mongolfiere e boomerang. Poi, ancora adolescente imparai le basi della giocoleria. Ma la consapevolezza è arrivata in seguito: nel 2002, durante le prove di uno spettacolo di danza contemporanea avevo finalmente capito il valore della creatività. Per me "diventare un artista", è stato una necessità, non una scelta.


2) Uno chapiteau altro non è che una piazza coperta, dove dopo rimangono in terra dei pop corn. Il circo non seleziona un pubblico per età, per censo o cultura perché innanzi tutto è popolare. Lo chapiteau è una bolla, un confine all'esterno del quale lasciare alcune delle dinamiche assurde e disumane della società moderna. Il pubblico entra in una bolla temporale, è come ritrovarsi in una terra lontana, ma vicino casa. Esibirsi in uno chapiteau, per me significa prima trasportarlo e montarlo, significa prendersene cura, proteggerlo quando tira vento, quando nevica. Lo spettacolo è la parte di un tutto impegnativo e totalizzante, è il momento in cui si condivide la propria esperienza, la propria vita.


3) E' vero, il chicco d'uva deve essere cosciente l'intero grappolo. E sono convinto che siamo in un momento cruciale per il circo contemporaneo in Italia ma, malgrado ciò, l'arte e la ricerca del proprio linguaggio poetico devono proseguire indipendenti e liberi da tutto, anche - paradossalmente - dall'esito dell'intero settore.
Poi consiglio a tutti di prendersi un momento per riflettere, e magari aprire un dibattito per condividere pensieri sul circo contemporaneo, su che direzione sta prendendo e le possibili prospettive.

 

 

 

 

Girovago e Rondella  

1) Da sempre e' una spinta che hai dentro,la creativita' spinge,l'amore per la liberta' ti fa andare avanti e la curiosita' ti fa vivere. Dopo 28 anni di arte in strada, il pensiero filosofico la Dromosofia (saggezza della strada) riassume le infinite esperienze, Una vita di aneddoti tutti fondamentali che hanno segnato la crescita della compagnia famigliare, il ritaglio autentico del nostro vissuto è il nostro spettacolo che è il frutto del nostro cammino.

2) perchè lo chapiteau è un teatro mobile,nomade e ti da la libertà di esibirti ovunque.

3) il circo contemporaneo è li dove la ricerca artistica è possibile senza limiti di espressione .   

 

 

 


Teatro Necessario
(testimonianza di Alessandro Mori)

1) Il Circo volevo farlo come animale..da piccolo mi credevo/speravo una scimmia di quella che fanno su e giù per i rami con leggerezza e abilità essendo quei rami la propria casa,da allora volevo che il circo fosse la mia casa dove giocare...con il tempo mi sono accorto che scimmia non la sono,almeno per quanto riguarda le abilità aeree, ma il circo accoglie nel suo gioco non solo scimmie aeree, ma anche i pagliacci che magari le scimmiottano.  2) 

2) Lo Chapiteau è un luogo perfetto per i clown..hai la bellezza dell'attenzione teatrale, il contatto con il pubblico come se fossi in strada, e l'atmosfera è pregna degli artisti che lo portano in giro: che lo montano e lo fanno vivere, e in questo caso sono anche amici.    

3) mmmmh..il circo contemporaneo mi calza perché è fatto oggi... odierno... contemporaneo.”Clown in libertà!” è uno spettacolo nato in strada e cresciuto anche nei teatri, sotto gli chapiteau, ed è una mescla di musiclown, giocoleria al servizio del clown, di acrobatica e di teatro... insomma  mescola e rimescola e esce questo linguaggio detto "circo contemporaneo"  

 

 

 

 

Jessica Arpin

1)  Ero al primo anno di università, perché sapevo che nella vita volevo viaggiare e parlare tante lingue. Mi diventò chiaro dopo qualche mese che non volevo ritrovarmi a 30 anni diplomata in tailleur, sposata con 2 bambini, "vita perfetta" e non aver seguito il mio sogno dello spettacolo vivo. Oggi essendo artista di circo, viaggio, parlo ed imparo tante lingue, e cambio magari forse più il mondo così che come diplomata.

2) Lo chapiteau é un mondo in sé che implica magia, infanzia, rischio, bellezza, libertà, risate, tante nazionalità, tutti i tipi di corpi. E’ un mondo dove tutto è possibile, ed é un mondo dentro quello "fuori". E cruciale ed indispensabile per me esibirmi in un chapiteau.

3)  Poter sposare una drammaturgia alla mia tecnica circense in un ambito di clown e poesia, con un’estetica personale, dunque unica, mi sembra essere proprio uno degli esiti artistici del circo contemporaneo.    

 

 

 

 

 

Donati e Olesen

 
1) Un giorno a Berlino, cucinavo gli spaghetti a casa mia per Elena, una ragazza cecoslovacca, mentre lei mi raccontava della sua famiglia, mimi/attori al teatro nero di Praga. Mi raccontò di un loro spettacolo dal titolo "La vendemmia", dove lei aveva recitato all'età di cinque anni. "Da dietro le quinte iniziava il canto delle donne, poi quello degli uomini. Gli attori entravano in scena mimando il taglio dei grappoli, poi li mettevano nei loro cesti, e tagliavano e cantavano e rovesciavano le ceste nei tini e assaggiavano i bellissimi grappoli e cantavano e ballavano…"   Con i suoi gesti, il suo racconto e il suo canto la cucina si trasformò in un'assolata collina danubiana in piena vendemmia…      Rimasi letteralmente abbagliato. Il tremendo virus del teatro si era inesorabilmente impossessato della mia anima.

 2) L'atmosfera dello Chapiteau è unica. Hai il pubblico intorno, sei costretto a recitare in ogni direzione e con molta più energia per arrivare a tutti. L'impegno perciò è maggiore e di conseguenza anche il risultato dello spettacolo. Inoltre c'è qualcosa di precario nell'aria che rende ancora più stimolante la sfida con il pubblico.

3) Il circo contemporaneo si sta sempre più arricchendo, prendendo  spunto dalle più diverse forme di spettacolo. Il linguaggio della mia compagnia, etichettabile forse come   teatro fisico - comico, può portare un piccolo contributo al variegato panorama circense.