intervista a Thomas Guérineau, traduzione di Emilia Tau
(pubblicata su Juggling Magazine 43, marzo 2008)


Ho incontrato Rémi Laroussinie nel dicembre 2007 e gli ho proposto di organizzare un incontro di “giocolerie” perché come giocolieri trovavamo che, dopo la chiusura del festival di Malakoff, mancasse  un luogo, un teatro, un evento al di fuori delle convention che fosse dedicato alla giocoleria. Volevamo creare un festival che fornisse agli artisti le condizioni migliori per esibirsi e un pubblico eterogeneo che, oltre ai giocolieri che naturalmente arrivano numerosi, fosse composto da spettatori concentrati e attenti non solo alla tecnica ma anche alla scrittura che gli artisti propongono; il nostro obiettivo era di offrire il massimo affinché le pieces, i numeri, gli spettacoli potessero esprimersi al meglio, trasportare nel loro universo. Volevamo mostrare al pubblico che la creazione della giocoleria è ricca e viva e che in dieci anni è cambiata, evoluta; vogliamo dare visibilità a quest’arte e creare altre circostanze. Vorremmo contribuire ad emancipare la giocoleria, trovare i mezzi per metterla in luce, fra i quali una stampa critica di qualità che possa valorizzare lo spettacolo. Vorremmo dare impulso alla diffusione di spettacoli di giocoleria, far capire al grande pubblico che ci sono creazioni di qualità, completamente autonome rispetto al circo. Il titolo  “Rencontre des jonglages” (Incontro delle giocolerie), vuole suggerire appunto che non c'è una sola giocoleria, tanto meno circense, ma una molteplicità di giocolerie. Vogliamo inoltre mostrare che ci sono spettacoli di durata variabile, media o lunga, creati in relazione con l'oggetto, o ancora pieces molto corte di 3 minuti che hanno una specificità e non devono essere considerate arte spicciola; come in musica abbiamo brani che durano tre minuti, o in letteratura gli aforismi o la poesia, ciò che è deposto in una forma corta ha la sua dignità e non potrebbe essere scritto in una forma lunga. È per questo che nel festival abbiamo formati di un ora, o più brevi, e uno spazio “coup de dés” riservato agli estratti, alle bozze. Riprendo da Mallarmé, “un coup de dés, un tiro di dadi, quand'anche lanciato in circostanze eterne dal fondo di un naufragio, mai abolirà il caso”: si può avere un'ottima tecnica, una conoscenza teatrale, etc. ma nel momento di entrare in scena è sempre un lancio di dadi, e per me è la stessa cosa come programmatore. Con Rémi selezioniamo ciò che vediamo in giro, o valutiamo i video di artisti che già conosciamo. Per scegliere ascolto gli argomenti, ma l'ultima parola spetta all’effetto viscerale che ha su di me uno spettacolo, senza lasciarmi condizionare molto dal curriculum dell’artista; allo stesso tempo cerchiamo di lavorare sulle nuances e sullo stile, favorire sia il tradizionale sia il contemporaneo. Non è un festival dedicato solo alla giocoleria francese e abbiamo differenti nazionalità presenti, anche se il budget ristretto non ci permette di invitare molti artisti dall’estero. Va in questo ringraziata l’amministrazione di Courneuve, unico finanziatore del festival, che ci ha permesso quest’anno di offrire un cachet a tutti gli artisti e un compenso gli organizzatori. La programmazione dei tre giorni con 7 differenti spettacoli e 28 compagnie, ha messo in luce vari tipi di giocoleria - più legata al movimento, alla teatralità, più grafica o di contatto con il pubblico; giocolieri con tanti anni di carriera alle spalle e giocolieri delle nuove generazioni. Per me la giocoleria va vista all'interno della storia del teatro e dello spettacolo; deve avere un ruolo catartico: l'arte vuole captare questa incomprensione del mondo e di noi stessi e per me il giocoliere deve spingere le sue logiche fino a questa crepa.

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