Circo e Varietá

 

 

Tratto da Luci della Giocoleria

 

Nella seconda metà del 1700 giocolieri e saltimbanchi trovarono impieghi migliori, rispetto alle strade polverose, nelle piste dei circhi e sui palcoscenici dei teatri di varietà. I più importanti storici del settore sono concordi nell’indicare il 1852 come anno di nascita del varietà, la cui prima denominazione viene di solito considerata quella inglese di Music-Hall. Quell’anno, l’impresario londinese Charles Morton, aveva aperto la sua Canterbury Hall, dove a canti e danze venivano alternate esibizioni di arte varia. In realtà in tutta l’Inghilterra erano già da parecchio tempo diffusi i cosiddetti pleasure gardens, dei piccoli caffè immersi nel verde, dove si poteva sorseggiare una bevanda al riparo dalla calura estiva, filtrata dalle pergole ricoperte di edere ed altra vegetazione. Già dal 1683 uno di questi locali aveva preso il nome di Sadler’s Wells Theatre ed aveva di fatto inaugurato l’usanza di ospitare di tanto in tanto dei saltimbanchi presi in prestito dalla strada. Al Sadler’s si era tra l’altro esibito colui che viene considerato il primo clown della storia, Joseph Grimaldi, il cui nonno, Giuseppe “Gambe di ferro”, era di chiare origini genovesi. Seguendo l’esempio dei pleasure gardens, tutte le sale da caffè e persino le più infime taverne avevano cominciato ad ospitare numeri di diversi generi e di diversi livelli. Questi spettacoli poterono godere di un aumento dell’afflusso di pubblico quando, nel 1737, venne emesso il Licensing Act. Il Primo Ministro di allora, Robert Walpole, per limitare l’azione della furoreggiante satira politica, aveva infatti investito il Parlamento dei poteri statutari per proibire tutte le opere e tutti i teatri che non fossero espressamente autorizzati dal suo ufficio. Ciò aveva provocato una ripida caduta della produzione drammatica ed in tale periodo il teatro inglese aveva potuto continuare ad esistere solo grazie alla fama di attori del calibro di Charles Macklin o David Garrick. Il Licensing Act, limitando in maniera considerevole l’attività dei teatri ufficiali, aveva  di fatto ingrossato le fila degli spettatori delle sale di divertimento più varie che ormai venivano annesse ad ogni locale di ristoro e persino alle piste dedicate al gioco delle bocce.

In Francia, seppure per diversi motivi, si era avuto un analogo importante sviluppo la cui origine si può far risalire all’8 giugno del 1670, giorno in cui Luigi XIV aveva emesso un’ordinanza per il ripristino e l’allungamento del viale che dalla porta di Saint-Antoine arrivava fino alla strada de Filles-du-Calvaire, così da congiungerlo con la porta di Saint-Martin, e che per quasi due secoli per tutti i parigini fu semplicemente il “Boulevard”. Lungo quella strada si radunarono tutti quei saltimbanchi che avevano abbandonato le più grandi fiere dei dintorni di Parigi le quali, per un motivo o per l’altro, erano ormai cadute in disuso. Il Boulevard, anticipando in questo di un paio di secoli la famosa Broadway, diventò in brevissimo tempo una sorta di quartiere dello spettacolo dove sorsero una miriade di teatri e sale di divertimento di ogni tipo e dove si formarono ed operarono alcuni dei più importanti uomini di teatro dell’epoca. La spontanea reciproca influenza fra arti alte e basse divenne intensa quanto mai prima di allora. Nel Boulevard era normale che funamboli, acrobati, attori e ballerini lavorassero negli stessi spettacoli. Nel 1814 Luigi XVIII autorizzò l’apertura del Theatre des Acrobates nel quale si esibiva la famosa funambola Madame Saqui. Accanto a quello, ed in seguito al suo enorme successo, aprì il celebre Theatre des Funamboles dove fra gli altri ebbero occasione di esibirsi Frederick Lemaitre e Jean Gaspard Deburau, uno dei più grandi mimi di tutti i tempi, destinato a far conoscere ed apprezzare ai massimi livelli la figura del Pierrot. Ben presto in tutta Europa vennero costruiti nuovi edifici teatrali dedicati solo a tali rappresentazioni, che nel frattempo stavano però cambiando il proprio sistema produttivo, non più basato sulla compagnia, ma sul singolo artista di volta in volta scritturato da direttori od impresari. Questi teatri divennero conosciuti con il nome generico di teatri di varietà anche se a seconda delle loro peculiarità o della nazione di provenienza potevano chiamarsi Varieté, Ministrel, Spezialitatentheater o, come abbiamo già ricordato, Music-Hall. A nostro parere fu proprio in quelle sale, nei cinquantanni a cavallo dei due ultimi secoli, che i giocolieri trovarono il maggior successo di pubblico e di critica da loro mai conosciuto.

                Il circo nacque invece in Inghilterra, attorno al 1768, quando un ex caporale dei cavalleggeri inglesi, Philip Astley, aprì un anfiteatro equestre, nel quale mostrava esercizi equestri, dei virtuosismi acrobatici e intermezzi comici. L’enorme successo di questa forma di spettacolo nuova, ma nelle sue varie componenti antica di millenni, era dovuto anche alla nuova conformazione sociale che il nostro continente stava assumendo con l’approssimarsi della prima rivoluzione industriale. Per le masse di semianalfabeti che dalla campagna venivano a vivere nelle grandi città uno spettacolo visivo era senza dubbio il più adatto. D’altronde anche le forme più apprezzate del teatro di allora, il dramma sentimentale, l’azione spettacolosa e la farsa altro non erano che una sorta di adattamento circense della tragedia e della commedia tradizionali.

L’artista di circo presenta delle analogie con l’attore della Commedia dell’Arte nell’essere allo stesso tempo attore, autore, regista e capocomico. Il giocoliere deve allenarsi, costruire i propri esercizi, impostarli in maniera tale da rendere fluida la propria rappresentazione, creare una sorta di drammaturgia del numero tenendo conto del gusto del pubblico e delle tendenze del momento, trovare la musica adatta ad accompagnare le proprie evoluzioni e disegnare i propri costumi in maniera tale da soddisfare sia le esigenze estetiche che quelle pratiche legate alla corporeità della propria esibizione. Ma mentre il teatro funge anche da strumento di alfabetizzazione verso coloro che vi partecipano, il circo al contrario, frena l’acculturazione.

In ogni caso, a cominciare dalla seconda metà del 1700, con la nascita del circo e la codificazione dei teatri di varietà, grazie alla maggiore documentazione esistente, si comincia ad essere in grado di fare distinzioni fra le diverse tipologie di giocolieri.

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