Duo Bondarenko

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intervista di Dario Duranti

foto di Andrea Tamburrini

 

Vladislav Bondarenko:

Con un padre clown e una madre contorsionista a 5 anni ero già in pista, a rappresentare la terza generazione di artisti circensi di famiglia. In seguito ho completato la mia formazione alla Kiev State College of Performing and Circus Art, dove per 4 anni ho studiato acrobatica, ginnastica, giocoleria, illusionismo, mimo, recitazione, storia del circo e teatro.

 

Alexandra:

Frequentavo il College di Kiev e successivamente l’Accademia delle Arti in Ucraina. In famiglia nessuno veniva dal circo e non ho ricevuto alcuna educazione specifica circense in questo senso. Io non sarei nemmeno dovuta andare alla scuola del circo. Avevo 14 anni ed ero andata all’università per iscrivermi a medicina, quando mi sono imbattuta nell’annuncio dei corsi di circo affisso ad un muro. Ero ginnasta professionista, avevo una buona preparazione fisica e una buona disposizione per le arti circensi. Così ho completamente cambiato idea, limitandomi a fare la coda dietro un altro sportello: scuola di circo invece che facoltà di medicina.

 

V:

Quando ci siamo incontrati alla scuola del circo la mia specialità era la giocoleria, mentre le sue erano mimo, coreografia e regia. Abbiamo deciso di fare qualcosa insieme e dopo il diploma alla scuola di Kiev siamo andati a Mosca per incontrare il regista Valentin Gneuschev. Con lui abbiamo creato questo numero, aggiungendo di volta in volta nuovi esercizi ed una coreografia ancora più innovativa. In seguito siamo stati invitati al Circo di Mosca, dove abbiamo perfezionato il nostro numero, nel 1994 abbiamo vinto il bronzo al Festival del Cirque du Domain a Parigi, riservato ai giovani talenti, nel 1999 siamo stati inseriti nell’enciclopedia del circo e nel 2002 abbiamo preso parte al Festival di Monte Carlo.

 

A:

Abbiamo creato un modello moderno che ora però è diventato classico. Secondo alcuni libri di giocoleria ci saremmo ispirati a modelli classici di giocoleria, rinnovandoli. Quando Valentin vide la nostra coppia ebbe l’idea di non mostrare classici “trick” di giocoleria, bensì le relazioni tra uomo e donna. Le palline, che rappresentano i sentimenti intercorrenti tra noi dal primo bacio fino all’unione definitiva dei due corpi, vengono usate come metafore emozionali. Il nostro è un “adagio” di giocoleria in cui la musica “The girl of Epanema”, si fonde con i movimenti, una sorta di Bossanova che mira a scatenare emozioni, a raccontare qualcosa.

 

V:

All’inizio lavoravamo solo con 3 palline, come ci aveva consigliato anche Valentin, ma in seguito abbiamo sentito l’esigenza di inserire anche dei trick più propriamente circensi, come quando ci siamo esibiti a Monte Carlo di fronte ad un pubblico abituato a vedere esercizi di una certa difficoltà tecnica. Ora abbiamo un buon repertorio diluito all’interno del numero, ma a mia moglie non interessa molto quest’ultima parte così tecnica con 6 o 7 palline. Lei ritiene che il numero potrebbe concludersi prima di queste due routine. Così per portare in pista tutto il nostro repertorio abbiamo lavorato su due numeri distinti, l’“adagio”, che eseguiamo in coppia, ed un numero più tecnico che eseguo da solo.

 

 

 

A:

Siamo stati molto fortunati perché veniamo dalla scuola di circo di Kiev, una scuola davvero prestigiosa, e per 4 anni abbiamo studiato con i principali insegnanti russi. Per mio marito, in particolare, è stato fondamentale incontrare un grande giocoliere, Rudenko, lo stesso insegnante che ha formato Victor Kee. Dopo questo periodo con Rudenko, Victor ha preso la sua strada e mio marito ha incontrato me ed insieme abbiamo creato il nostro numero. Ma anche a Mosca abbiamo incontrati dei grandi professionisti della danza e della coreografia, come Valentin.

 

V:

La giocoleria non è un solo una scelta di vita o una forma espressiva, ma anche un modo di pensare. Seguendo la sua logica puoi creare un numero oppure organizzare il tuo lavoro o le prove degli spettacoli. La giocoleria richiede grande impegno e se vuoi diventare un giocoliere molto forte devi dedicargli almeno 4 ore al giorno. Quando perdo un giorno di prove devo aggiungere al giorno successivo almeno un’ora di allenamento, se voglio continuare a provare trick come le sette palline con una in equilibrio sulla testa o le nove palline.

 

A:

Mi piace molto viaggiare ed è anche per questo che abbiamo deciso di intraprendere la vita del circo. Abbiamo cittadinanza australiana, ma la mia famiglia è a Kiev e quella di mio marito a New York, la nostra casa è in Australia e ora lavoriamo in Europa! Non abbiamo però mai lavorato con un circo itinerante. Il nostro numero non è adatto ad un pubblico di famiglie e bambini, così lavoriamo principalmente nei “dinner show” (spettacoli in cui si offre anche la cena), nei “varieté”, nei teatri. Sarebbe però carino e divertente prima o poi viaggiare con i nostri bambini in una grande carovana girando le varie città. Tra i circhi che maggiormente ci piacerebbe provare il Knie, il Roncalli, o il newyorkese Big Apple Circus, quello che forse ci corrisponde meglio. Sappiamo però che in futuro dovremo fermarci, perché le nostre gemelle Sophie e Danielle di due anni dovranno andare a scuola.

Ho delle idee di cosa mi piacerebbe fare quando smetteremo questo lavoro. Ho abilità organizzative, competenze manageriali e Vladislav, mio marito, è molto creativo. Prevedo  che nel futuro lui darà forma alle sue idee creative e io cercherò di realizzarle e organizzarle nel modo migliore. In Australia c’è molto circo tradizionale e qualcosa di veramente molto moderno, ma manca una via di mezzo e sarebbe bello partire dalla piccola scuola di circo, tirare su degli allievi, mettere in piedi una compagnia e produrre uno spettacolo per i casinò e i varieté.

 

 

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