Bustric

 

 

Desiderio e necessità, é un modo per definire il talento secondo il vocabolario inglese. Non ho mai verificato questa informazione, che Strasberg figlio mi diede, ma la considero buona perché mi piace. Mi piace pensare che il desiderio di una cosa sia legato anche al bisogno della cosa stessa: "urgenza e piacere" Respirare profondamente non é solo necessario, ma anche molto bello.

Mi presento, mi chiamo Sergio Bini in arte Bustric. Ho fatto varie scuole, fra queste ho studiato Pantomima con Decroux e sono stato alla scuola nazionale del circo di Pierre Etaix e Annie Fratellini. Viaggio e faccio spettacoli in molte parti del mondo da circa trent'anni. Con i miei spettacoli racconto storie e personaggi come in genere gli attori fanno, ma anche faccio pantomime e giochi di prestigio, unisco varie tecniche per raccontare e rappresentare assieme. Sono autore, regista e produttore dei miei spettacoli, considero la televisione un mezzo per farsi conoscere e non un fine. So anche che la televisione vende il nostro tempo per questo la guardo il meno possibile. Il cinema mi piace perché é immortale rispetto alla vita di un uomo, perché in un certo senso lavora e viaggia anche quando dormo e non mi muovo e perché è un’ottima scuola: lavorare per il cinema è come lavorare al microscopio. Ancora, però, non ho fatto il film che vorrei fare, si vedrà. Il teatro mi piace perché é spesso un'avventura ed è un evento irripetibile. Il teatro respira e vive con me. Ho sempre considerato il mio mestiere un privilegio e una fortuna grande, perché sebbene possa essere faticoso e incerto mi fa crescere e m'insegna la vita. Fingere una cosa per conoscerla e conoscere per fingere. Il rischio e la sfida, la paura e l'amore per il pubblico. Essere io o essere ciò che rappresento. Ma anche essere nessuno.

Bustric è un nome inventato, che non vuol dire niente, così può diventare ogni cosa. Bustric mi è simpatico.

Credo che ognuno debba trovare la sua strada: ammiro Visconti che metteva lini e sete preziose in cassetti che mai nessuno avrebbe aperto perché la ricerca della perfezione non ha limiti. Mi emoziona e appassiona Kubrik che faceva 150 ciak per inquadratura e raggiungeva così quasi la perfezione, ma io non me lo posso permettere, almeno credo o forse siamo noi stessi a metterci i propri limiti?... vedete che non si finisce mai d'imparare. Il mio teatro é un teatro povero affidato quasi unicamente alle mie capacità. Non uso grandi scene, tutto deve entrare in un furgoncino e niente o quasi ha una funzione puramente decorativa, tutto serve e si trasforma, per esempio, per rappresentare un letto mi basta un cuscino e dei baffi possono diventare sopracciglia folte. Uso un gioco di prestigio non per mostrare un'abilità, ma per portare avanti una storia: associazioni, intuizioni e sorprese. Lo spettacolo come sorpresa e gioco. Credo a ciò che faccio, ma sono pronto a credere anche a molto altro. Ho spesso ragione, mi piace però anche avere torto.

Tre consigli per un giovane attore immaginato: 1°) "Per recitare ti ricordo che sono le intenzioni a dare le intonazioni. Cioè, uno pensa a quello che dice e il modo di come dirlo verrà di conseguenza." 2°) "Mi accorgo che sto lavorando male quando il recitare non mi da piacere: imbarazzo ed infelicità sono il sintomo che sto sbagliando qualcosa." 3°) Il terzo consiglio trovalo da solo, secondo la tua esperienza. Non si è mai troppo giovani, per non avere una buona idea.

Un cordiale saluto Bustric

sergiobini@tiscali.it     www.bustric.it

 

 

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