Pre-Convention al Torchiera

 

MILANO, 11-16 GIUGNO 1999

 

PALLINO

Più che una pre-convention, perché non siamo attrezzati per ospitare una vera e propria pre-convention, si è trattato di una rassegna di spettacoli, che ha funzionato benissimo come momento di aggregazione dei giocolieri e di coinvolgimento del pubblico, e dove, nei momenti in cui non c'erano performance, ci si allenava comunque. Il livello degli spettacoli si è alzato di molto rispetto allo scorso anno e ogni sera c'erano due tre spettacoli, con almeno 200, 300 persone di pubblico, il che mi ha colpito molto, e poi il venerdì e il sabato era proprio strapieno. Domenica sera c'era "Amleto" in versione saltimbanco, che in realtà era più un pezzo teatrale che una performance di giocolieri, e non era nemmeno amplificata Eppure il Torchiera era strapieno e il pubblico ha prestato un'attenzione incredibile. Il lunedì era una serata al femminile con Urana Fedra e Formica, Rita del Teatro dello Struzzo, la Wanda che presentava, Teatro Luna. E anche il martedì nonostante la pioggia era strapieno, e la gente non andava via..

Appena terminata la rassegna ci siamo detti che se dovessimo ripeterla l'anno prossimo affitteremo un tendone da circo, così anche se piovesse la rassegna andrebbe avanti.

 

JOCHEN

Abbiamo fatto cinque serate completamente diverse, allestendo ogni sera un palco diverso a secondo delle esigenze, con un palchetto di fianco con i saltimpunk che facevano da orchestra per l'open stage.. Il successo della rassegna è testimoniato anche dal pubblico, che in gran parte proviene dalla danza, dal teatro, e che hanno avuto la possibilità di vedere cose che in Italia difficilmente si vedono su un palco.

Un gruppo di giocolieri che si sta formando a Milano e che ha collaborato attivamente a tutta l'organizzazione della rassegna. Una serie di persone e di esperienze che sicuramente in futuro potranno organizzare altri eventi e che già adesso si è candidato ad aiutare per il coordinamento della prossima convention nazionale. Pre-Convention perché è lì che ci siamo preparati a lavorare sul palco e presentare un public show, esperienza che poi abbiamo portato a S.Giovanni.

 

UN LUOGO, QUELLO DELL'ESIBIZIONE, CHE NON TUTTI I GIOCOLIERI CERCANO, MA CHE RIMANE AFFASCINANTE, SOPRATTUTTO SE PRENDE LE FORME DI UN PALCO. PROVIAMO A PARLARNE UN PO' ?

 

JOCHEN WENZ, CHE SI SCRIVE CON LA E

L'emozione del palco, per chi viene dagli spettacoli in strada è sempre molto forte. Il rapporto con il pubblico cambia perché è meno diretto, non hai la possibilità di mischiarti facilmente con loro per coinvolgerli. Però è un pubblico che ti aspetta, che viene apposta per vederti, e questo crea un tipo diverso di tensione. Ma anche per strada si verificano queste condizioni. Il palco, come luogo per esibirsi, non deve essere necessariamente un palco costruito e sopraelevato. Ci sono anche palchi naturali, come la scalinata di una chiesa, o concepiti come un anfiteatro o come l'arena di un circo, con il pubblico che ti vede dall'alto. Non vedo una grossa differenza tra il palcoscenico e la strada. La strada in fondo è stata il primo palco a disposizione degli artisti..

E' più facile adattarsi al palco per un artista che viene dalla strada che viceversa. Lo spazio dei palchi è grosso modo sempre lo stesso, mentre in strada il set cambia tantissimo da luogo a luogo.

 

MA ALLORA QUANDO DIVENTA IMPORTANTE AVERE UN PALCO.

Il juggling è per me fare comunicazione e per fare comunicazione è fondamentale la chiarezza. Per questo in un teatro è importante che si senta bene e che si veda bene.

Io desidero che le cose che faccio, anche se semplici, si capiscano bene. Quando faccio una battuta a voce bassa, perché se la urlassi perderebbe d'impatto, allora ho bisogno di un microfono. Il palco allora è un'amplificazione che ti permette di essere visto e sentito da più persone. Una bella luce quando fa buio ti fa vedere meglio un movimento fatto bene, un microfono amplifica la voce. Se non crei questa condizione succede che fai uno spettacolo e già in quarta fila nessuno riesce a vederti, oppure se devi fare un numero dove ti abbassi o ti sdrai per terra diventano ancora di meno quelli che riescono a seguirti.

Ho cominciato molto presto ad esibirmi sul palco, avendo fatto teatro in Germania.

Lavoro ormai da 15 anni in Italia come giocoliere professionista, ma le volte che ho potuto esibirmi su un palco si possono contare sulle dita di una mano. Una vera sfida, soprattutto per noi giocolieri, perché in Italia ci sono pochissimi palchi su cui puoi esibirti, e quando riesci a farlo è una grande emozione, come quando mi sono esibito sul palco di Costanzo, o alla Scala. Ma al di là di queste occasioni sporadiche, il meglio che ti può capitare è esibirti alle feste del PDS o cose del genere, in un contesto completamente diverso.

 

UN PALCO IMPLICA ANCHE QUALCUNO CHE ORGANIZZI LO SPETTACOLO...

Il palco è una grossa emozione, ma ancora più impegnativo è organizzare un palco mettendo insieme diversi spettacoli che si diano energia a vicenda. Un lavoro che in strada molto difficilmente si ha la possibilità di organizzare. Per organizzare una scaletta che funzioni hai bisogno di un luogo più protetto. E' importante anche il tipo di energia che si crea dietro le quinte del palco. Creare un'atmosfera gioiosa. Non è solo quello che faccio sul palco, ma cosa porto sul palco. A S.Giovanni due minuti prima prima di cominciare il public show eravamo tutti lì dietro a ballare e a suonare, ed è stato un fattore fondamentale per la riuscita dello show.

In Europa, tutti gli amici con cui ho cominciato a giocolare si esibiscono adesso in spettacoli di varietà e Gran Galà, proponendo spettacoli di 6/7 minuti e guadagnando un sacco di soldi. Qui in Italia siamo ancora ai primi anni e per ora gli spettacoli ce li organizziamo noi, come al Torchiera, dove il palco ce lo siamo addirittura costruito con le nostre mani. La cosa interessante di una rassegna come quella del Torchiera è dare ai giocolieri la possibilità di acquistare pratica con le esibizioni sul palco, con a disposizione luci, amplificazione, musica e scenografia.

 

STEFANO, CHE HA PARTECIPATO ALL'OPEN STAGE AL TORCHIERA

Ho cominciato con i classici saggi scolastici, ma dopo essere diventato giocoliere non ho mai pensato di fare spettacoli. Giocolavo per il piacere di giocolare. Osservavo gli spettacoli degli altri, ma come spettatore, come giocoliere apprendista, attento più alla tecnica che alla dinamica, all'alchimia della performance. Sono due anni che vado in Torchiera ed è molto bello notare che il posto cresce e che fare uno spettacolo in Torchiera diventa una cosa ambita. Lì ho cominciato ad avvicinarmi anche all'arte del clown e quindi alle performance. Quando è cominciata la pre-convention ho avuto la sensazione che si stesse concretizzando un evento grande ed atteso. Il sabato e il martedì c'era l'open stage, dove chiunque poteva esibirsi, un'opportunità per tutti i giovani giocolieri di fare il loro debutto. Ho partecipato a due open stage. Nel primo avevo una parte non da giocoliere, all'interno della performance della Scuola di Teatro e di arti Circensi, ed in quel ruolo non avevo alcun timore del pubblico. Il martedì invece ci siamo esibiti come giocolieri, e sebbene l'esperienza sia stata simpatica, la tensione era incredibile. Salire sul palco del Torchiera significa esibirsi di fronte ad un pubblico esperto, il che rende la performance molto più impegnativa. In strada la gente non ha mai visto un giocoliere e si stupisce facilmente. In Torchiera per catturare l’attenzione devi elaborare qualcosa di veramente originale e personale.

 

 

 

SIMONE, CHE GIA' PER LA SECONDA VOLTA PARTECIPA AL PUBLIC SHOW DI S.GIOVANNI

Ho avvertito l'esigenza di fare spettacoli, quando dal semplice giocare per me ho avvertito al sensazione che forse avevo qualcosa da trasmettere agli altri, il sorriso, la gioia, la voglia di esprimere qualcosa e non l'esibire abilità.

Per me esistono palchi differenti, palchi dove puoi esibirti con scioltezza, dove porti ciò che fai in strada, oppure palchi con pubblico più esperto, come qui a S.Giovanni, o ancora palchi per i bambini. L'emozione non te la dà solo il palco, ma anche il pubblico che è lì ad osservarti, e che devi coinvolgere nonostante tra te e loro esista più distanza.

Ci sono state situazioni in cui non sono riuscito a dare tutto ciò che volevo dare, rischiando di fare dei brutti interventi, come al public show a S.Giovanni l'anno scorso. Era cominciato tutto nel migliorte dei modi, poi, all'improvviso, quando mi sono reso conto che avevo davanti tutti giocolieri, ho perso la freddezza dell'esecuzione e sono diventato nervoso e con la paura di sbagliare, smettendo di stare bene e di essere felice. In questo senso sono molto più rilassato quando mi esibisco per strada di fronte ad un pubblico di piazza. Un pubblico dio giocolieri da un lato è più propenso a perdonare gli errori, dall'altro lato è chiaramente più critico. Ma la cosa più importante è trasmettere al pubblico, chiunque esso sia, una buona emozione.

 

 

CRISTIANO, CHE DESIDERA DEBUTTARE DAVANTI AD UN PUBBLICO DI GIOCOLIERI

Io ho debuttato come giocoliere lavorando prima sul palco che in strada. Lavoravo già in strada, ma facendo gag di mimo e palloncini con il mio duo che si chiama Bacco & Tabacco. Parallelamente progettavamo di fare uno spettacolo di giocoleria, allenandoci in vista di questa performance. Ma con molta calma, vedendola come una cosa a lungo termine. Poi ci hanno proposta una data in un pub con un numero di comedy juggling e con un po’ di follia l'abbiamo presa al volo. Nell'arco di dieci giorni abbiamo dovuto allestire lo spettacolo. Siamo andati al pub ed è andata malissimo, anche perché ci esibivamo di fronte ad un pubblico che era seduto ai tavoli a mangiare e magari ogni tanto prestava un po’ di attenzione. Ma è stata una grossa esperienza perché avevamo innanzitutto messo insieme un canovaccio da sviluppare, poi perché abbiamo scoperto che quel tipo di spettacolo va fatto in strada, dove tutta l'attenzione è rivolta a te. Il comedy juggling vuole un pubblico vicino, altrimenti rischia di diventare freddo e asettico, con il pericolo di rimanere barricato dietro il "muro". Quando lavoro in strada in Sicilia non ho mai di fronte un pubblico competente di giocoleria, ed è facile attirare l'attenzione. Il passaggio da tre a quattro palline per loro è già un colpo, quando poi fai vedere 5 palline impazziscono. Un altro debutto sarebbe per me esibirmi di fronte ad un pubblico di giocolieri e mi sono riproposto di farlo alla prossima occesione che si presenti.

 

 

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