George Peters

 

 

Sono nato a Chicago, ma ho viaggiato molto, e avendo studiato come art designer e illustratore ho imparato a rendere l’impatto visivo molto forte. Qualsiasi cosa vedo la rielaboro poi nelle mie creazioni, dove puoi trovare grosse influenze africane e degli indiani d’America. Ho lavorato come costumista e scenografo per spettacoli teatrali e di danza,  ho realizzato costumi a forma di insetti per uno spettacolo sulla foresta amazzonica, ho approntato spettacoli di ombre cinesi (e in uno di questi mostravamo un giocoliere che giocolava con 20 oggetti). Mi piace fare cose diverse.

 

AQUILONIERE GIOCOLISTA

Quando mi sono trasferito alle Hawaii lavoravo la sera come ritrattista a Waikiki. Di giorno dipingevo nel mio studio soggetti artistici. Ma mi resi conto che qualcosa non andava, perché tutti quanti di giorno erano invece al mare a fare surf e a divertirsi. Inoltre, dipingendo ritratti usavo tanto solo la mano destra e mai la sinistra, e questo finì con l’avere degli effetti sul mio equilibrio e sulle mie posture. Cominciai così a giocolare, una sorta di terapia per rendere consapevole anche la mia parte sinistra. Parliamo di metà degli anni ’70, e nello stesso periodo in cui mi avvicinai al juggling andai ad un evento dove un artista, Tom Van Sants, metteva in mostra i bellissimi aquiloni che realizzava. Un grande spettacolo con una banda hawaiana che suonava. Rimasi colpito e pensai “Anch’io voglio fare questo!”

Così cominciai a costruire aquiloni giapponesi, e poi a cucire dei miei modelli. A quei tempi ero solito andare in un parco dove, quando i miei aquiloni si rifiutavano di volare, tiravo fuori le palline e mi rilassavo giocolando. Non conoscevo altri giocolieri in quella zona e seppure non sia mai diventato bravissimo, giocolare mi è sempre piaciuto. Ora giocolo i miei aquiloni, cercando di tenerne in aria più che posso. Sono arrivato anche a tenerne su 20, ma devo ammettere che quei “numeri” mi costringono a correre da una parte all’altra come un matto!

 

SKY WRITERS & AIR JAZZ

A Boulder, in Colorado, dove gli spettacoli in strada sono molto frequenti, ho incontrato Air Jazz. Vedendo il loro spettacolo ho pensato che avevo un sacco di belle idee per loro, così gli ho lasciato provare gli Sky Writers, i miei lunghi nastri colorati, che poi loro hanno usato in uno degli spettacoli. Giocolavano sul palco con i bastoni periscopici e poi all’improvviso li facevano allungare insieme ai nastri sulla platea, scendendo giù dal palco e agitando in aria questi nastri lunghi 20 metri. Il pubblico era letteralmente impazzito.

Quando cominciai a fare aquiloni e andavo al parco mi sembrava magico che qualcosa potesse definire la forza di gravità semplicemente stando su dritta in cielo. Osservare gli spettacoli di Air Jazz ha lo stesso effetto di vedere le cose sospese in aria, soprattutto quando loro “congelano” l’esecuzione dei trick.

E’ stata una trasformazione bellissima quella che mi ha visto passare dalla pittura alla scultura, al fare installazioni all’aperto nell’ambiente, e poi fare aquiloni. Il cielo è il set che preferisco, all’aperto e per il pubblico.

 

ISTINTO DI VOLARE

Quando ero ragazzo mi piaceva arrampicarmi sugli alberi e un paio di volte sono saltato giù dalla finestra con un bel mantello pensando seriamente di essere Superman! Ho sempre avuto questo istinto di volare. Alle elementari, dopo una dimostrazione di lanciatori di boomerang, andai per anni con mio padre a lanciarli. In quegli anni mi appassionai anche agli aeroplani di carta, e tra amici fondammo un club. Li facevamo anche in classe, durante le lezioni, e un giorno un insegnante mi sorprese e mi disse “Cose semplici rivelano una mente semplice” e questo mi mortificò da morire. Dopo alcuni anni mi accorsi invece che le cose semplici erano le migliori. Fu la semplicità degli aquiloni giapponesi ad avvicinarmi all’aquilonismo. La loro grafica era attraente e carta e bambù erano materiali perfetti per la costruzione di oggetti leggerissimi. Il vento, e quindi gli aquiloni, entrarono poi prepotentemente nella mia vita semplicemente perché vivevo alle Hawaii, un posto meraviglioso, con vento e caldo per tutto l’anno.

 

I FESTIVAL

Dei festival di aquiloni mi piacciono il clima di amicizia e lo scambio continuo di idee. A ciascun festival vengono presentate nuove idee, molte delle quali vengono poi “prese a prestito” e rielaborate. Vi partecipano persone da tutte le parti del mondo, che danno vita a degli scambi incredibili, che non penso avvengano così liberamente in nessun altro ambiente. Ci sono tradizioni antichissime in ogni paese, e lì tu vedi, insieme alle infinite variazioni di ciascuna, come lo spirito creativo dell’uomo le elevi e le renda universali. Il desiderio di tutti è coinvolgere sempre più persone e rendere i festival sempre più divertenti, vivaci e innovativi. Sul campo di volo tutti capiscono le dinamiche e si comportano di conseguenza. In genere è come mettere su un palco piccolo tutti gli attori, con il pubblico intorno. Alcune volte i festival si trasformano in campi da battaglia, con aquiloni e cavi dappertutto che spesso si attorcigliano uno sull’altro, ma anche allora è un vero divertimento. Vedo i festival di aquiloni come una celebrazione della vita e un modo di condividere la gioia, nel piacere semplice dei colori, di un filo nel cielo e del vento che dona vita a tutto questo.

 

George Peters

airworks@concentric.net

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