Circo Maccheroni

 

 

Intervista a Davio Togni

 

Il circo è nato nelle piazze, come spettacolo popolare, poi si è evoluto con lo chapitò, gli animali, ma in origine erano i saltimbanchi a tenere le piazze, questo era il circo. Mio nonno chiamava "postoni" queste strutture composte da una gradinata e una pista circolare e Circo Maccheroni vuole appunto riproporre questa forma di spettacolo, appannaggio all’epoca delle compagnie minori, ma anche fucina di veri e propri talenti che in quel circuito facevano la loro gavetta.Circo Maccheroni è nato da un’idea di Livio Togni un pó di tempo fa, ma per noi, che per anni siamo stati agli apici a livello europeo e mondiale, rimettersi in gioco con una cosa come questa non è stato facile e solo quest’anno abbiamo potuto realizzarlo. Comincia per noi un nuovo corso; i nostri figli sono grandi e fanno ora il circo sotto lo chapitò, mentre noi, con la nostra mezza età e il nostro bagaglio di esperienze, ci dedichiamo a questa avventura molto accattivante, che ci fa conoscere nuove piazze e ci permette di essere presenti in manifestazioni dove altrimenti la tradizione del circo non arriverebbe. Ci sentiamo un po’ i promotori del circo del XXI secolo e mi fa piacere che la famiglia Togni, che appartiene al circo fin dal 1870, si rimetta in gioco per far capire alle nuove generazioni cosa è il circo. In questo spettacolo facciamo molta ironia sul circo, sempre con il massimo del rispetto, e abbiamo scelto Maccheroni perché è una parola che all’estero tutti conoscono, che dà il sapore dell’ironia e che fa da contrasto ai nomi altisonanti delle grandi famiglie circensi. Un circo ha 50/60 persone al seguito ed è praticamente un’azienda che va in giro, qui viaggiamo con 4 mezzi, siamo in 7 in pista (Corrado, mia moglie ed io, Michela Cardona e suo marito Franco, Alessandra della Scuola di Cirko, Betto, l’indiano che fa M.Jackson) piú 3 tecnici; quasi una gestione familiare, ma sto scoprendo emozioni nuove che quando facevamo circo davamo per scontate. É una dimensione completamente diversa dal circo, con problemi diversi, e anche il pubblico dei festival è differente, più esigente. Un pubblico che non va solo al circo, ma anche al teatro, e che cerca qualcosa di nuovo. In questo senso la sua vicinanza ci sta dando nuovi input e stiamo valutando se rendere lo spettacolo più onirico e se introdurre elementi della Commedia dell’Arte. É un lavoro in progress in continua evoluzione che ci sta coinvolgendo molto.

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