a cura di Paolo Mele "Lucignolo"
Girare per kermesse di arte di strada e varie non è la mia attività preferita. Il pubblico che prediligo è in genere quello che non si aspetta di trovarsi artisti ad ogni angolo, mi piace lavorare sull’effetto sorpresa che quest’arte è in grado di generare ma...  l’anno scorso son stato invitato a Stromboli, isoletta delle Eolie dalla “vivace“ attività vulcanica, al Teatro del Fuoco, piccolo festival incentrato sulle possibili declinazioni sceniche della manipolazione dell’elemento, e li ho conosciuto altri artisti con i quali ho, in seguito, condiviso l’esperienza di un work-camp nei boschi dell’Ungheria. Questo incontro era organizzato dai Tuzmadarak (Firebirds) ed in particolare da Krisztián Gora, inventore del Dragon Staff, classico bastone di fuoco ma con quattro appendici, infiammabili a loro volta, perpendicolari all’asse per ogni estremo dello strumento.
Ne ho approfittato per riportare al J.M. uno scorcio di centro Europa quanto a vivacità organizzativa, sperando possa esser di stimolo per i lettori più pigri e da caloroso incitamento per quelli già attivi.
Ecco dunque l’intervista riportata a Gora  



28/09/2009    Budapest

-Ciao Gora, partendo dai tuoi inizi dicci: in che modo ti sei avvicinato alla giocoleria?
-Dopo l’università lavoravo come programmatore di computer. Ero uno di quei tipi grassi e con gli occhiali, capelli lunghi, no sport e senza la minima idea di cosa avrei fatto della mia vita. Sapevo soltanto cosa non avrei voluto essere, ovvero un informatico. Davanti ad un monitor per 14 ore al giorno la mia non era “vita“ e così un bel giorno spensi e cominciai a viaggiare. Feci il cantante di strada e con la mia chitarra viaggiai Europa ed India, quando un giorno ad un party vidi un giocoliere col fuoco. Il giorno dopo presi in mano un devilstick ma mi arresi presto e lo restituii pensando: questo gioco non fa per me. Una settimana dopo un amico mi insegnò i primi passi ed io ricominciai. Non lo misi via per ore, il giorno dopo ci stavo ancora giocando, tanto che col tempo divenne la mia passione, la mia professione e parte della mia vita.
-Quando e come mai hai cominciato a costruire strumenti di giocoleria?
-Praticamente in contemporanea. Il mio amico il giorno dopo si portò via il gioco, così andai nel laboratorio e ne costuii uno, poi ne costruii altri per i miei amici ma in poco tempo s’erano già rotti, così coi pezzi d‘una vecchia canna da pesca di mio padre costuii il primo flower-stick in fibra di vetro, lo chiamai KickStick. Costruire sempre migliori strumenti divenne la mia altra passione. Come fire-performer sapevo quali caratteristiche ricercare in un buono strumento. Avevo rudimenti di ingegneria, un laboratorio, pazienza e tempo. Provai ogni tipo di materiale e tecnologia realizzando migliaia di prototipi. Testare materiali, conoscerne le caratteristiche fisiche per costuire strumenti resistenti e con un buon peso è per me una sfida.
-Anche tu hai inventato alcuni giochi?
Ne ho ideato vari, bacchette infiammabili per devilstick, doppio bastone con collegamento magnetico centrale a croce, nuove tecnologie per il diabolo di fuoco, ma il più famoso è il Dragon Staff, un bastone da contact speciale con un effetto favoloso. La tecnica d’uso del Dragon Staff è si molto simile al Feicha, il tridente, in un’antico stile cinese, ma credo che in fondo sia quasi impossibile inventare cose nuove. Capita che molte persone pensano ad una stessa cosa, ma poi soltanto in pochi realizzano le proprie idee sul piano pratico.
-Hai in cantiere qualche nuova performance?
-Sto lavorando ad un solo con le crystal in collaborazione con un VJ che proietta su un grande schermo i particolari dell’azione in corso. Penso che questa sia soluzione per la buona fruizione del pubblico distante dal performer.
Un altro progetto è una grande perforance di teatro di strada con 8-10 artisti, enormi intallazioni ed effetti visivi. Ma questo richiederà tempo e molto molto lavoro.  
Faccio spettacoli nel gruppo’Firebirds‘ che fondammo dieci anni fa. Fino ad ora ne abbiam fatti circa 2000 in tutto il mondo, Europa, Asia, Medio Oriente, Africa e USA. Viaggiamo insieme e condividiamo tutta la nostra vita. Ma sebbene siamo performer di professione ognuno di noi ha un’altro lavoro. È come una tribù che condivide un’unica passione. Ogni anno ci incontriamo in due fire-camp, uno in primavera ed uno in autunno.
-Quale dei tuoi spettacoli resta nella tua memoria come il più emozionante?
Quello in cui fummo ingaggiati dal governo Ungherese per una celebrazione, facemmo spettacolo sul Danubio all’apice del Ponte della Catena simbolo di Budapest.
Abbiamo anche fatto spettacolo per l’emiro del Quatar ed al gala del campionato mondiale di cricket, non per ultimo è stato un gran piacere essere presente al Burning Man. (importante festival di libera espressione. c/o Black Rock desert, Nevada n.d.r.)
Ma l‘esperienza più emozionante resta il lavorare per i teatri. Varie volte sono stato contattato come esperto di stunt ed arti circensi. Spesso chiamano solo a pochi giorni dall‘anteprima e trovare qualcosa che si confaccia alla scena richiesta è una vera sfida. Una volta mi hanno chiesto una torcia umana, una persona totalmente in fiamme. Mi informai delle possibili tecniche già esistenti ed apportai un’innovazione, inventai una giacca che è possibile mandare a fuoco migliaia di volte. Quando venne usata, sulla scena c’era una sola persona realmente in salvo, ed era quella che andava a fuoco.
-Ti va di dare qualche dritta ai lettori che volessero costruirsi da soli i propri giochi?
-Capisco quelli che si costuiscono gli strumenti da soli, lo faccio anche io. Prepararatevi a spenderci molto tempo e più soldi rispetto a quelli che si possono spendere in uno shop, e ad ottenere un risultato spesso inferiore. Chi vuol risparmiare ed avere uno strumento con un buon background deve aquistarlo da un esperto. Di sicuro se lo si costruisce da soli col tempo si otterrà ciò che veramente si vuole quanto a dimensioni, fiamma e peso. Per questo motivo sul mio sito offro la possibilità di ordini personalizzati. Se ti costruisci i giochi da solo pensa innanzitutto alla sicurezza, sia la tua che quella del pubblico. Tutti gli elementi compresi quelli girevoli (givolari/tornichetti n.d.r.) devono essere il 150% più resistenti del necessario. Utilizza catene saldate e se necessario doppi anelli, ogni elemento deve essere più forte di ciò che può esser rotto con le mani. Non devono esserci parti metalliche intorno al fuoco, potrebbero bruciare la tua pelle in caso di contatto. Mai realizzare costumi o giochi col fuoco fissati al tuo corpo e che non diano modo di liberarsene rapidamente. Il mio incidente più grave è avvenuto per queste ragioni.
-Magari raccontarci come andò potrebbe aiutare qualche nuovo fire performer.
Si, ho uno strumento che chiamo Phoenix Wings, sono dei guanti ai quali ho fissato sulle dita 8 corde di kevlar. Ha un effetto stupefacente, il pubblico ne è affascinato ed è anche piacevole giocarci. L’ho utilizzato tantissime volte, ma una volta il verificarsi in contemporanea di diversi inconvenienti causò l’incidente. Sul palco, durante la performance andarono a fuoco i guanti. Scesi pensando di riuscire ad estinguere da solo le fiamme ma fu impossibile. La mia mano destra ed il braccio bruciarono e subii vari interventi di chirurgia plastica, fu un miracolo cavarmela senza l’amputazione di qualche dito.
Gli errori riguardavano la costruzione e la conservazione dello strumento. Fatti in cuoio di buono spessore ed a prova di calore, ma solo finchè questo non entra in contatto con il carburante allo stato liquido. Conservavo i guanti nello stesso contenitore degli altri giochi, così dopo un po il cuoio assorbì la paraffina che restava sul kevlar e...
Se create nuovi strumenti siate sempre pronti a qualsiasi evenienza. Se immaginate anche lontanamente la possibilità di un inconveniente dovete assolutamente avere un piano di risoluzione già pronto e sperimentato più volte. Dovete avere una persona responsabile della sicurezza col fuoco. Può anche essere un vostro compagno performer che al momento non è in scena ma comunque e sempre deve esserci una persona incaricata di far attenzione a quel che sta succedendo in ogni istante ed esser pronta ad intervenire con consapevolezza e rapidità in caso di necessità.
Dopo l’incidente molte persone mi chiedono se gioco ancora col fuoco. Il fuoco non ha colpa di ciò che è successo, la colpa è solo mia ed il migliore insegnamento sta nell’imparare dagli errori e far meglio dalla volta dopo.
Giocare col fuoco è molto bello, ma state sempre attenti e non dimenticate che è pericoloso, il fuoco è un buono schiavo, ma è il peggior giocatore.

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