Andrea Vanni

Il livello medio della giocoleria in Italia è cresciuto tantissimo, forse più che nel resto d’Europa (questo probabilmente perché partivamo da più indietro…): le 5 palle sono quasi diventate la regola e si comincia a vedere un discreto numero di persone tenere le 5 clave o i 3 diaboli. Questo è dovuto alla sempre maggiore diffusione di convention, stage e scuole, ma anche all’uso di internet, che mette a disposizione materiale video anche di alto livello. Alla fine degli anni ’90, quando ho iniziato io, trovare materiale didattico era sicuramente più difficile e la trasmissione delle nozioni avveniva soprattutto ai raduni: oggi tutti i trick hanno un nome e si vedono i quindicenni eseguire da subito roba considerata avanti fino a poco tempo fa. Eppure, vedendo gli open stage di Correggio, non si direbbe: in Italia sembra che non si possa presentare la tecnica senza avere un personaggio, e la maggior parte dei numeri sono di clownerie. La nuova generazione forse non se la sente di portare in scena quello che dimostra di saper fare in allenamento e i "vecchi", che avrebbero le capacità di proporre numeri validi, sia per la tecnica che per come sono presentati, o hanno già fatto vedere quello che sanno fare o non hanno lo stimolo di esibirsi o stanno perfezionando il proprio numero prima di mostrarlo (se è così vedremo bei numeri nei prossimi anni). Anche al nostro Gran Gala credo che serva rinnovamento, che potrebbe essere portato semplicemente aprendo la direzione artistica a un gruppo di persone più ampio. Non serve chiamare per forza artisti famosi che girano in circuiti professionisti: a volte si riescono a trovare numeri discreti ma di gente sconosciuta, magari semplicemente frequentando le convention. Credo che "Saltimbanchi alla Romana" sia da prendere d’esempio in questo senso: lo staff che organizza il Gala è formato da persone che si allenano e partecipano alle convention europee. Sanno quindi quale sia la situazione tecnica attuale, anche quella di chi gli spettacoli li vede da spettatore ma a volte è più bravo chi sta sul palco.

 Andrea Vanni
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