Sopra l’oceano atlantico
di Clauda Franco
www.giovaniartisti.it/claudia-franco


17 giugno 2015


Eccomi di nuovo in volo. Balzo di nuovo dall’altra parte del mondo. Ancora un altro progetto, una nuova esperienza si spiega dall’altra parte dell’orizzonte e la sto per raggiungere.
Un altro dei miei pensieri che prende forma.
E non è forse una coincidenza se ho intitolato proprio “In volo” il mio ultimo progetto personale. “In volo” nasce da uno slancio, un desiderio, che qualche mese fa ha preso la forma di un nuovo numero alla ruota Cyr, ma sempre di più si amplia oltre i questi confini per diventare una realtà, una forma di vita, che si espande alla ricerca della sua espressione.
Allora io volo, attraverso l’oceano per arrivare a inserimi in uno spettacolo che parla di un qualcosa che sento più vicino a me di quanto la distanza fisica possa suggerire.

“La Tarumba”, compagnia nazionale di circo del Peru, crea ogni anno un nuovo spettacolo, oltre a gestire una scuola di circo.
Quest’anno mi ha invitata a prendere parte alla sua stagione di spettacolo, con i suoi artisti, i suoi cavalli e le tradizioni del suo paese, sotto il suo magico tendone.
Lo spettacolo si chiama “Zanni” e ha come tema la commedia dell’arte, che viene a mischiarsi con la cultura peruviana, i suoi ritmi e le sue tradizioni.

E allora io volo, così lontano da casa mia, per diffondere e esprimere in un paese dal lato opposto del mondo, la forma di espressione più tradizionale della mia regione d’origine.
Ricordo quando una decina d’anni frequentavo i corsi di teatro al liceo, e studiavamo con i nostri corpi i movimenti e la gestualità che accompagnavano le maschere. Pochi anni dopo il mio percorso artistico si direzionò verso altre forme d’arte contemporanea e mi portò passo dopo passo, sempre più lontano da Padova, da dove avevo cominciato.
Prima Torino, poi Bruxelles e da li ho spiccato il volo, spinta dalla curiosità di conoscere il mondo, dal desiderio di portare la mia arte in tanti palcoscenici e in tante piazze, dal bisogno di confrontarmi con diverse realtà e culture.

Ed é così che a partire da domenica farò parte di questo spettacolo, e per quanto non sia ancora arrivata, sento che in fondo sono già li, perché ciò di cui parla questo spettacolo, per quanto incredibile, parla anche della mia storia.
Quest’anno La Tarumba ha scelto come protagonisti i personaggi e le maschere della commedia dell’arte veneziana, niente meno che una delle prime espressioni artistiche a cui mi sono avvicinata. Se il mio percorso è cominciato dal teatro, ben presto tante influenze sono entrate in gioco, tra le quali il circo, e la cultura latina che ho ereditato da parte di mia madre, nata in Brasile. Allo stesso modo in “Zanni” si mischiano la cultura del popolo peruviano e di quello italiano, le tradizioni della commedia dell’arte si reinventato e si adattano ai ritmi e all’umorismo latino, dando vita a nuove forme espressive, a nuovi colori, a uno spettacolo senza dubbio fortemente originale.

E volendo parlare di tradizioni, si realizza per me con questo viaggio anche il mio sogno di lavorare per un vero circo.
La mia formazione circense fin dall’inizio è stata orientata al contemporaneo. Ciò che in quest’arte mi ha sempre affascinato é la maniera di utilizzare la tecnica circense come vocabolario espressivo, come sono le parole per il teatro. Se nel circo tradizionale l’artista esprime il suo talento facendo sfoggio delle sue abilità tecniche, il circo contemporaneo é una libro aperto con infinite pagine bianche che l’artista può colorare, attraverso le sue acrobazie, con la sua più personale sensibilità e pazzia.
Mi sono travata quindi la maggior parte delle volte ad esibirmi in ambienti come teatri, e festival di strada, ma si contano sulla punta delle dita le volte in cui la mia ruota é entrata in uno chapiteaux.
Pur amando il circo contemporaneo per la sua libertà d’espressione, continuo a guardare al circo tradizionale con infinito rispetto, e ad apprezzarne l’autenticità.
Sento una certa malinconia nel pensare al del circo tradizionale, agli animali, alla vita nomade degli artisti, ai valori a cui si aggrappa, sempre più lontani da quelli del circo di oggi, pur essendo molte tecniche rimaste le stesse.
Tra me e me mi sono sempre detta che anche nella carriera di un artista di circo contemporaneo sarebbe molto significativa un’esperienza presso un circo classico, rappresenterebbe in un certo modo, un ristabilire il contatto con le origini.
Ed ecco qui mi si presenta la possibilità di lavorare per un intera stagione in un circo, sotto un tendone che ogni sera accende le sue lampadine e invita gli spettatori a puntare gli occhi alla pista e a divertirsi.
Ma mi ritengo doppiamente fortunata, perché per quanto “La Tarumba” mantenga un estetica classica, con il suo enorme tendone, i cavalli, la banda e il resto, il clima che vi si respira è giovane e di ampie vedute, in quanto i componenti del gruppo sono tutti giovani artisti provenienti da diversi paesi del mondo, con il loro bagaglio culturale e artistico, diversamente da quello che potrebbe essere l’ambiente in una famiglia di circo tradizionale. Ed e qui che anche il mio lavoro viene a incastrarsi perfettamente in questo progetto.

Prendo con me solo una valigia, e ovviamente la mia ruota.
Prendo con me l’essenziale, il che mi fa riflettere su ciò di cui abbiamo veramente bisogno…o meno.
Una sola valigia per sei mesi e tre diversi paesi, perché il giorno stesso in cui finiamo la stagione devo volare in fretta a un altro progetto, che prenderà forma in Francia nel mese di ottobre e girerà in Olanda in novembre. E poi ancora chissà.
Cos’é dunque davvero essenziale… cosa sono le cose più importanti che porto sempre con me? Porto prima di tutto me stessa, la mia personalità, quella che sono e in cui credo, che non cambia dal colore della maglietta che indosso o dalla marca del mio computer.
Porto un regalo che la mia mamma mi ha portato dal Brasile, per sentire il suo calore e il suo sostegno sempre vicini. Porto i miei orecchini, souvenir di tanti paesi e tante città che ho visitato e hanno plasmato la mia forma di essere.
E porto i miei ricordi e i miei affetti, la mia storia e le mie avventure, che non ci starebbero dentro a mille borse, ma stanno tutti uno sull’altro nella mia testa.
Ed é allora che ti rendi conto che il tuo costume di scena, la tuta da allenamento e un paio di cambi in più ti bastano a avanzano, nonostante abbia mille vestiti e altri oggetti chiusi in casse di cartone sparsi un po’ dovunque.
Non é delle cose che sentirò la mancanza.
Sono le persone e le relazioni che pur volendo, non posso portare con me, ad essere le cose cose le più rare e le più preziose, di cui bisogna prendersi pazientemente cura e non si possono acquistare dovunque tu sia.
É allora che ti rendi conto che se hai del tempo e ti restano dei soldi, vale molto di più la pena spenderli in un viaggio per andare ad abbracciare un amico che per comprarti un cellulare nuovo.

Io in volo sopra l’oceano, la mia mente vola più veloce ancora ai miei affetti, alle poche persone a cui riserbo un grandissimo amore, alle tante persone che mi hanno regalato insostituibili momenti di gioia, ricordi felici anche solo di un istante, anche solo di uno sguardo.
In volo verso una terra che non ho mai calpestato, mi sento grata di quello che la vita mi sta donando e fiduciosa per ciò che mi serba.
Mi sento grata per il cammino che mi ha fatto intraprendere nell’arte e per le opportunità che mi offrendo.
Mi sento grata e responsabile in quanto artista, consapevole della fortuna e dell’eccezionale potenziale di espressione dei miei gesti, delle mie azioni.
Pur senza sapere cosa farò da qui a sei mesi, non mi affligge alcuna preoccupazione, sicura che i miei pensieri si concretizzeranno e che i progetti a cui sono impegnata daranno i loro frutti.
Vivo ogni giorno, cercando il valore di ogni esperienza nel momento presente. Questa è la ricchezza che la vita mi ha offerto.
Se non credessi nel potenziale dell’arte, quello che faccio non varrebbe il sacrificio di spendere così tanto tempo lontano dai miei affetti, lontano dal mio nido, dalle mie abitudini e dalle mie sicurezze.
Certo come tutti sogno di avere un casa tutta mia, un luogo di cui prendermi cura e coltivare le mie passioni e i miei affetti. Vedo ciò come qualcosa che un giorno, più in la, costruirò mettendo il meglio di me stessa.
Ma ora semplicemente vivo l’opportunità che mi si sta presentando e non penso a nient’altro, mentre tutto ciò che amo e non ho vicino mi danno la forza e mi fanno credere nel valore del mio lavoro e della mia arte.

Io, in volo.