Dino Lampa

 

 

Rivedo a Rotterdam con piacere e sorpresa uno dei pionieri italiani della giocoleria. Questa volta, dopo averlo conosciuto alla I convention italiana nel 98, non dovevo lasciarmelo scappare! Sono le due di notte, siamo nei camerini insieme agli artisti del Public Show, e questa versione concentrata ed un po´ caotica della sua vita, insieme alla promessa di una seconda parte più tecnica sulla giocoleria, è il risultato di un assillante pedinamento.

 

Nato a Napoli, ma cresciuto a Benevento, mio padre professore di matematica e fisica mia madre casalinga. Sembrava che la mia vita dovesse seguire dei binari prestabiliti: studiare, un posto fisso, etc.

Ma già da piccolo avevo un po’ “la testa nelle nuvole”: a 10 anni ho imparato da solo a camminare sulle mani, a scuola disegnavo invece di prendere appunti, e dopo il liceo scientifico ed un anno di università ho mandato tutto al quel paese (volevo scrivere un libro ispirato al dadaismo!). Poi ho lavorato un anno come muratore prima di ritornare nel grembo familiare ed iscrivermi all´ISEF ad Urbino. Lì comincia la mia carriera di artista. Una sera, mentre per scommessa camminavo sulle mani davanti al bar, Vito Giorgio, studente di sociologia e clown per bambini con un sottofondo socio-educativo, mi vide e mi propose di fare qualcosa insieme. Lavorammo insieme sporadicamente per un paio di anni, facendo spettacoli per bambini e laboratori di psicomotricità nelle scuole elementari. Mi colpì molto vedere che Vito sapeva giocare con tre palline, visto che io dopo tanti tentativi facevo solo una “shower“ un po’ sbilenca. Eravamo studenti e questo era ancora una specie di hobby. Ma, durante un viaggio a Parigi con la mia ragazza, conobbi Cotton Mc Aloon, giocoliere franco-americano, che mi ispirò moltissimo. Tornai a casa e, a 24 anni, cominciai ad allenarmi 5-6 ore al giorno; volevo diventare anch´io un giocoliere. In Italia allora non c´erano giocolieri, a parte quelli del circo, che andavo regolarmente a conoscere cercando di imparare qualcosa.

Terminata l´ISEF dovevo decidere se diventare un rispettabile professore di educazione fisica o tentare la carriera di artista. Decisi di fare un test e partii in viaggio facendo spettacoli di strada in Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Olanda. Non fu facile, ma riuscivo a mantenermi, così mandai a quel paese le domande di supplenza e mi dedicai a tempo pieno alla carriera di artista.

La mia prima convention di giocoleria fu a Bruxelles, nel 1984, dove, tra i tanti, conobbi Peter Davison (Air jazz), che mi affascinò per la sua sicurezza e precisione, insegnandomi un paio di trucchi che ancora oggi uso nel mio spettacolo; ma fu Kevin Brooking quello che mi ispirò più di tutti, con la sua capacità di combinare giocoleria, comicità e poesia.

Rimasi ad Urbino per altri 4 anni. D´estate facevo spettacoli di strada sulla riviera romagnola (dove si guadagnava bene pur non riuscendo simpatico da commercianti e polizia) oppure Perugia, Assisi, Firenze e Bologna. D’inverno lavoravo nelle discoteche o in qualche festa. Provai anche nei night club, che da quelle parti abbondavano, dove mi dissero che il numero non era male ma che mi mancava un’assistente carina e poco vestita …

Un’estate ritornai ad Amsterdam, dove conoscevo già diversi artisti di strada, e fu lì che incontrai Henry Camus. Diventammo amici e lui accettò l’invito a venirmi a trovare ad Urbino, con l’idea di fermarsi una settimana, finendo poi per rimanere più di un anno. Unendo le nostre esperienze alquanto diverse cominciammo a lavorare insieme, imparando tantissimo l´uno dall´altro. Eravamo un duo molto elastico, e pur lavorando in coppia continuavamo a fare anche spettacoli da soli e con altra gente. Ho cercato anche di lavorare con la mia ragazza Marcella, ma amore e lavoro non sempre si combinano facilmente…Un giorno, non ricordo bene dove e come, conobbi i Salterillos, un gruppo di Milano che faceva clowneria ed acrobatica, che mi proposero di lavorare con loro. Il nucleo storico del gruppo (Walter, Paolo, Sergio e Renè) si avvaleva, a seconda degli ingaggi, di altri collaboratori, come trampolieri per le parate, e spesso una band che accompagnava lo spettacolo con musica dal vivo. Lavoravamo per un’agenzia di Milano che ci spediva nei posti più sperduti d´Italia a lavorare per feste di paese o centri commerciali. Anche Henry mi raggiunse a Milano, cominciando anche lui a lavorare per i Salterillos, così come Jochen Wenz, che avevamo conosciuto tempo prima a Verona e con il quale avevamo anche lavorato in trio per un po’. Milano era una città piena di fermento culturale e di contatti, con audizioni per i lavori più disparati. Lì partecipai a degli spot pubblicitari, fino a che fui ingaggiato per una trasmissione televisiva con Pippo Baudo “Gran Premio”, 5 mesi ogni giovedì in diretta.. Non ho mai amato molto la televisione, ma lavorarci era ancora peggio. Esibirsi per una telecamera con un paio di tecnici intorno può essere alquanto demoralizzante anche se sai che ti stanno vedendo una decina di milioni di persone (che tu però non puoi vedere…). Ma lì conobbi un sacco di gente simpatica tra cui Aldo & Giovanni, allora ancora senza Giacomo e sconosciuti, e fu una buona esperienza.

Nel frattempo I Salterillos si erano sfasciati, Henry aveva conosciuto Gaby a Zurigo, io mi ero lasciato con Marcella e lo smog e lo stress di Milano cominciavano a diventare insopportabili. Ma Milano era la porta italiana per l´Europa e così l´ho aperta e sono uscito. Ora abito in Germania e lavoro in tutto il mondo.

Si va be´, ma la giocoleria ?

La giocoleria e´ una disciplina che va imparata con metodo. Io ho imparato per lo più da solo, applicando le tecniche di apprendimento imparate all´ISEF e seguendo i consigli di chi mi ha aiutato. In quasi 20 anni di esperienza  ho fatto molti errori e ho ricominciato molte volte daccapo, accorgendomi che non si finisce mai di imparare e che, soprattutto,: ”l´allenamento rende perfetti ma solo l´allenamento perfetto”. Ma di tutto questo parleremo in dettaglio nel prossimo  numero (promesso!!).

 

 

Dino Lampa

dinolampa@aol.com

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