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editoriale JM 87

Lo spettacolo dal vivo, nella sua interezza e varietà, è tra i settori che maggiormente hanno sofferto le limitazioni innescate dalla pandemia. Un settore fino ad allora vivacissimo, nel pieno del suo sviluppo, ricco al suo interno di una incredibile serie di professionisti e professionalità, si è ritrovato improvvisamente con le gambe tagliate, riscoprendosi estremamente fragile nelle sue frange non tutelate.  Eppure, di fronte ad uno stop così istantaneo e senza possibilità di replica, dopo un primo momento di sgomento e incredulità, dopo aver tracciato le coordinate del nuovo, ristretto e protetto “rifugio” in cui ci si ritrovava confinati, come singoli e/o come organizzazioni, si è fatta strada per tutti l’esigenza e il desiderio di reagire. 

Le testimonianze qui raccolte, precedute da un intervento di Raffaele De Ritis che ci accompagna attraverso la storia, alla ricerca degli anticorpi del Circo, forniscono un quadro molto variegato di questa risposta e dei suoi esiti, alcuni davvero sorprendenti. Artisti, allievi, professionisti, e salendo di scala fino alle scuole di circo, ai centri di creazione, centri di residenza, ai festival, ai circuiti multidisciplinari, passando ai network e alle associazioni di settore, sono pochi quelli che hanno incrociato le braccia in attesa della ripartenza.  “L’uomo è comunque l’unico essere vivente che percepisce come sensata l’idea di migliorare il mondo” leggevo su un libro illuminante ripescato proprio durante il lockdown. Mentre la natura mostrava, con l’arrivo della primavera, la bellezza, l’armonia e la maestosa serenità del suo procedere, in quelle lunghe giornate di “penitenza” che non consentivano alcun inganno dell’attesa, tutti noi abbiamo immaginato una ripartenza, personale e/o professionale. Una ripartenza che interrogasse il nostro ruolo all’interno del settore, il ruolo dell’arte del circo all’interno della società e gli effetti di un consumismo culturale e una mobilità dissennata non più sostenibili. 
Supportati dalla tecnologia del digitale, dagli strumenti di condivisione online, cullati da un ritmo circadiano più equilibrato, confinati nell’eremo del distanziamento fisico, ritrovandoci dieci, cento volte sulle piattaforme di conferenze online per confrontarci e confortarci, abbiamo trascorso un trimestre “sabbatico” per riflettere su un mondo nuovo, possibile, diverso, migliore, su un settore più unito, forte, tutelato. Speriamo che, nel concitato e confuso ripartire estivo che abbiamo davanti, non venga sciupata l’opportunità che un “buen ritiro” di questa portata e durata ci ha offerto. Speriamo di saper onorare le tante vite reclamate da una Natura, generosa e spietata al tempo stesso, che ha restituito all’uomo il senso della sua inadeguatezza, la vanità del suo ciarlare, la responsabilità mancata di fare comunità senza lasciare nessuno solo e indifeso.

Adolfo Rossomando
direttore editoriale Juggling Magazine

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